lunedì 2 gennaio 2017

Corso pre parto canto prenatale


Mamma cantami una canzone
 
Percorso di canto prenatale nella preparazione al parto e alla nascita
Rivolto alle donne in gravidanza dal 4° mese di gestazione

-Dare l’opportunità attraverso il canto prenatale di attuare una respirazione naturalmente ampia e libera ed una postura che, nell’atto del lasciar uscire la voce, distende le tensioni mantenendo il tono muscolare in funzione del travaglio e del parto. - Favorire esperienze nella diade madre bambino che diano continuità alla relazione prima e dopo la nascita. - Creare i presupposti perché il canto e la musica diventino, fin dall’inizio della relazione, una modalità di comunicazione - Fornire una vera e propria fonte di stimoli vibrotattili ed acustici per il bambino.

Tre incontri a cadenza settimanale costo Euro 60
Primo incontro sabato 14 gennaio ore 11,00

A cura di : Valentina Lazzeri educatrice prenatale e neonatale con formazione AIGAM specifica nel canto prenatale.

Dove:
NIDO D’ INFANZIA L’ ABBRACCIO Via Giotto 6 Sovigliana (FI)

Per info ed iscrizioni:
Valentina tel 338 8364005 adaltocontatto@gmail.com www.adaltocontatto.blogspot.it


domenica 1 gennaio 2017

Il massaggio al neonato

Siete ancora in tempo ad iscrivervi per provare questa magnifica coccola con il vostro bambino
Iscrizioni aperte 338 8364005
corso di massaggio neonatale
Per genitori e bambini (0-9 mesi)

Il massaggio al bambino è uno strumento che aiuta i genitori a comprendere i segnali di benessere e di disagio del proprio piccolo. Non è una tecnica ma una combinazione di gioco e carezze che aiuta la costruzione di una buona relazione di attaccamento
Il percorso si articola in quattro incontri teorico/pratici di circa un’ora a cadenza settimanale. A cura di Valentina Lazzeri insegnante di massaggio infantile diplomata A.I.M.I. ed educatrice prenatale e neonatale
COSA APPROFONDIREMO DURANTE IL CORSO?
- I benefici del massaggio infantile - il linguaggio non verbale - adattamento del massaggio al bambino più grande - rafforzare il processo di attaccamento e di bonding - gli stati comportamentali - modalità di sollievo a stipsi, meteorismo,coliche gassose e pianto
- sequenze del massaggio indiano,svedese,shiatsu,riflessologia plantare e posizioni yoga per il neonato

I posti disponibili sono limitati
PRIMO INCONTRO SABATO 21 GENNAIO
ASILO NIDO L'ABBRACCIO VIA GIOTTO 6 SPICCHIO ORE 10,00
PER INFO ED ISCRIZIONI VALENTINA LAZZERI TEL 338 8364005 adaltocontatto@gmail.com





sabato 10 dicembre 2016

Yoga con mamma

Un corso studiato per mamma e bebè, posizioni adattate per un passo a due col vostro bambino.
Per la mamma movimenti per tonificare riprendere il movimento e rilassarsi.
Per il bambino prime attività motorie che rafforzano le articolazioni ed il legame con la mamma.
Il contatto e la condivisione con il proprio bambino.
Posizioni adattate con la crescita del bambino mese dopo mese.

Necessario: tappetino e coperta abiti comodi per la mamma

A chi si rivolge: neo mamme (frequenza possibile dopo 40 giorni dal parto con certificato medico) e bebè 1-12 mesi

Corso mensile ogni lunedi mattina dalle ore 10 alle ore 11
Primo incontro lunedi 9 gennaio 2017

Costo mensile Euro 50

Sede del corso Empoli

Per maggiori info ed iscrizioni Valentina tel 338 8364005 adaltocontatto@gmail.com





sabato 3 dicembre 2016

Chi è e cosa fa una educatrice prenatale e neonatale



Molte volte quando mi viene chiesto quale sia la mia professione le persone si fermano alla prima parola che sentono e dunque danno per scontato che mi occupi di bambini, nello specifico di bambini della primissima infanzia e che lavori in una scuola dell'infanzia.

In realtà la mia professione si occupa di altro e non è
assimilabile alla educatrice d'infanzia (che appunto lavora negli asili nido).
Con questo post vorrei appunto chiarire cosa fa una educatrice prenatale e neonatale, e per quale motivo possiamo rivolgerci a questa figura professionale.

Cosa fa l’educatrice prenatale e neonatale?:
Sostiene ed accompagna i genitori durante la delicata fase della gravidanza e del post parto rispettando i bisogni del bambino e della famiglia.
Promuove la relazione genitore-bambino anche attraverso il contatto ed il linguaggio della pelle.
Supporta e valorizza la naturale competenza genitoriale.
Aiuta ad instaurare un rapporto educativo con il proprio figlio già dalla sua primissima età.
E'  un professionista in grado di rispondere a precisi bisogni
della famiglia  con una visione olistica della donna/famiglia integrata
nel suo sistema familiare ed affettivo.
In un momento in cui la maternità è fortemente
ostacolata dalle istituzioni e dalle difficoltà del contesto familiare, l'educatrice prenatale e neonatale possiede conoscenze,abilità e competenze atte ad assistere una donna (e la sua famiglia)
in gravidanza e nei primi anni di vita del bambino. Affianca e sostiene
i genitori nell'l’instaurarsi di un’intima relazione con il proprio bambino che sarà alla base dell’attaccamento ”bonding” (Bowlby) alla nascita e della sua conseguente "salute emotiva” (Harlow).

Perchè rivolgersi ad una educatrice prenatale e neonatale?
L'educatrice prenatale e neonatale possiede:
1-  competenze educative per sostenere i neogenitori allo sviluppo emozionale, cognitivo e relazionale del bambino, attraverso strategie educative e di gioco da avviare nella prima infanzia. Affianca la famiglia con particolare attenzione alle competenze genitoriali. Si occupa di sostegno al ruolo del padre intesa come figura cardine e di supporto alla vita familiare. 
2-competenze senso motorie per educare alla motricità la futura mamma, la neomamma e il bambino nei primi mesi di vita. L’educazione motoria è uno strumento di sviluppo della sensibilità corporea, ma soprattutto di sviluppo cognitivo, affettivo e relazionale del bambino. Affianca la famiglia attraverso l'uso delle modalità di contatto : il massaggio del neonato ed il babywearing.
3- competenze per educare ad una corretta e sana alimenta-zione in gravidanza al sostegno all’allattamento ed allo svezzamento, con particolare attenzione ai cibi naturali.

Cosa chiedere ad una educatrice prenatale e neonatale?:

Consulenza e sostegno in gravidanza e post parto su:
allattamento
massaggio infantile
baby wearing
sonno
accudimento
pannolini lavabili
genitorialità consapevole
massaggio rebozo ed ayurveda in gravidanza e post parto
sostegno alla relazione genitori-figli
sviluppo sensoriale e motorio del bambino
• attività motorie e di rilassamento per la mamma
 sostegno alla figura paterna e alla cogenitorialità
  servizio domiciliare di affiancamento nel puerperio
• fiori di Bach in gravidanza, parto e post parto



martedì 4 ottobre 2016

Il diritto a portare

 Alle porte della  international  babywearing week ospito sul mio blog una riflessione proprio sul "portare " di Rachele Sagramoso Ostetrica libera professionista di Viareggio.
Buon portare a tutti !!!!

Il diritto a portare.
Non vorrei sembrare retorica, ma io tutta questa gran moda che c'è ora sul portare i bambini, non la capisco. Cioè, non è che non capisco il motivo per il quale tante mamme si confrontano in  gruppi o blog sull'argomento 'portare', non capisco cosa ci sia di tanto "polveroso" che c'è bisogno letteralmente di non fare altro ogni ora del giorno e della notte.
Le conversazioni che ho letto in questi gruppi sono per lo più fatte da donne che si scambiano informazioni sulle fasce (sì badi bene all'oggetto: non ho scritto 'su bambini in fascia', ma fasce) e su come annodarle. In realtà la cosa non è di poco conto, poiché la portata economica di questo giro d'affari è enorme: c'è chi si vende la propria per acquistarne altre, chi prende pezzi di fasce per crearne modelli personalizzati, chi si attrezza a organizzare corsi sul come usare le fasce (e si faccia attenzione: non ho scritto 'corsi sul portare') e chi arricchisce la propria personalità mammesca di caratteristiche positive solo ed esclusivamente perché non ha mai usato un passeggino... Sì, la bravura di una madre moderna sta nel sapere che nodi fare con una fascia, nel sapere che tramatura di stoffa una fascia deve possedere, come scegliere colori di moda che facciano risaltare la propria abbronzatura, nel conoscere con quale lunghezza di fascia si possono fare determinate legature (quindi questo significa che per ogni legatura si necessita di una fascia idonea) e, ovviamente, nell'infamare la 'collega' mamma che magari ne possiede una, magari monocromatica, e la usa a volte solo quando il suo bambino ne ha bisogno.
Ah già, ma i bambini in tutto questo? Non ci si affanni a dire che tutto questo trambusto è per loro, grazie. Se tutto il business delle fasce avesse dietro un che di fondamentale per i bambini, vorrebbe dire che nei gruppi e nei blog si parlerebbe di salute della colonna vertebrale, dei presupposti per i quali portare, di come farlo nel modo più economico e semplice (non mi pare ci siano gruppi fb chiamati 'Portatrici dell tribù Umbatu' semplicemente perché la cultura del passaggio diretto dinformazioni non fa più parte del mondo occidentale moderno, purtroppo), di quali legature effettuare con più facilità al supermercato e, soprattutto, non girerebbero una quantità di soldi mostruosa (povera Guardia di Finanza, per sanare i dello Stato deve procurarsi un alias da mamma) tra scambio di fasce e corsi di più o meno improvvisate consulenti.
Quello che salta all'occhio è che in tutta questa situazione, il soggetto portato appare spesso un oggetto di soddisfazione materna. Egualmente per come accade in altri ambiti, la salute del bambino viene parzialmente presa in considerazione: con la faccenda del portare, dove possiede più mammitudine chi porta in fascia rispetto a chi usa il passeggino (le mezze misure paiono non essere prese in considerazione,  quando un concetto assume proporzioni che toccano la fissazione), il rischio è quello che il soggetto portato riceva attenzione solo per il fatto che viene  portato e non per il fatto che portarlo è una piccola parte, un piccolo step, potremo dire, di tutto quel dialogo che fa parte del percorso educativo.
Ah l'educazione, quella danza a due (no, non sono mamma e figlio, ma madre e padre) che deve necessariamente percepirsi come creatrice di una famiglia, per poi poter fornire i figli di tutto quel bagaglio educativo che porta costoro a divenire soggetti educatori a loro volta. A volte il peso del domandarsi i presupposti di quello che c'è dietro, è complicato da fare. Se fosse semplice e sottinteso, non sarei costretta a vedere madri che seguono corsi sul portare solo per il gusto di imparare una cosa nuova senza domandarsi prima: perché lo faccio? Il mio bambino ne ha bisogno? Qual è  il modo più rispettoso per farlo, nei suoi confronti?
Se la qualità della vita con un figlio a cui piace essere portato sulla schiena, ad esempio, migliora, perché non domandarsi: quando non avrà più voglia di essere portato, come continueremo il nostro dialogo fatto di contatto? Quando lui non vorrà più essere portato -magari solo saltuariamente o magari mai più- sarò pronta a rispettarne le esigenze?
Il nocciolo della questione  pare proprio essere la propria soddisfazione, in tutto questo discorso: sì,  poiché in quasi 10 anni che osservo la maternità, i timori che sento in me maggiormente riguardano il fatto di come siano futili alcune argomentazioni sulle quali si accapigliano le madri e quanti ben più pesanti discorsi bisognerebbe affrontare. Quando leggo quali siano le emergenze coi propri figli, il problema educativo non compare neppure di sfondo. Dalla fondamentale modalità con la quale festeggiare un bambino di due anni (feste la cui organizzazione ammonta a più di €200), all'acquisto di oggettistica la più innecessaria (nella quale annovero oramai, mi spiace dirlo, dalla carrozzina alla fascia il cui costo è superiore ai 100€), all'emergenzialità del ricercare nutrimento solo necessariamentebiologico-assolutamentesano (senza togliere nulla a chi desidera davvero nutrire bene la propria famiglia)... Ogni parte della vita del bambino deve per forza soddisfare la madre: pare sia lei quella a cui manca qualcosa per sentirsi in grado di essere un adulto educatore, e questo modo di approcciarsi alla vita del figlio, è alla radice che andrebbe sanata.
Il domandarsi chiaramente il motivo per il quale si desidera un figlio; del come lo si vuole nutrire; del come educarlo sia nel rispetto dei suoi bisogni, sia nel rispetto di una società nella quale nostro figlio cresce; di come aiutarlo a maturare una consapevolezza di sé reale (il grande problema dell'uso del 'no' e di come farlo correttamente) e al come trasmettergli delle corrette etica e morale... In realtà io questo non lo vedo molto, intorno a me. Le donne rimangono soddisfatte nell'ascolto delle proprie esigenze apparentemente davvero futili, ma paiono non andare a fondo. I sintomi di questa emergenza educativa stanno in tanti piccoli segnali: il bisogno costante di ricevere indicazioni sul proprio agire (il realizzarsi del disempowerment più forte), dribblando abilmente chi potrebbe aiutare a maturare e crescere come soggetti educatori attivi (ricevendo empowerment), sono quelli più forti. Poi ce ne sono altri, più sottili e pericolosi, tra i quali annovero il fatto di aver bisogno di essere madri quando-come-dove lo si desidera: parimenti al fatto che una coppia possa oramai unirsi e lasciarsi senza lasciare strascichi legali e segni reali del proprio aver condiviso un frammento di vita (nel quale poi sono stati messi al mondo esseri umani che rimarranno traumatizzati,  ma questa è un'altra storia) a seconda del proprio sentire, e dimenticandosi abilmente delle responsabilità sugli altri, le donne sembrano vivere la propria maternità soddisfacendo i loro bisogni e non quelli di chi da loro dipende educativamente. Un segno? Si provino a contare le frequentatrici di corsi per imparare a usare la fascia (ben differenti dai corsi sul portare è sul perché farlo) e le frequentatrici dei corsi sul come leggere le fiabe ai bambini, sullo scoprirsi genitori attivi...
Detto questo e alla luce di tutto questo sproloquio, mi sovviene una domanda: è i padri? Che fine hanno fatto? Che ruolo si sentono addosso? Oltre che pagare fasce alle compagne, cosa fanno?

Rachele Sagramoso Ostetrica